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19 settembre 2005

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Progetto biodiversità subacquea del mediterraneo
I subacquei italiani si sono uniti all'università nel monitoraggio degli ambienti marini con il patrocinio del ministero dell'ambiente e il supporto di Astoi e Quark

Progetto biodiversità subacquea del mediterraneo
foto: dal Web
 Una proposta capace di fondere in modo concreto e incorrotto gli interessi dell'ambiente con quelli del mercato, sembra oggi giungere proprio dalla più blasonata delle istituzioni accademiche, l'Alma Mater Studiorum. L'Università di Bologna ha infatti lanciato nel 2002 la campagna "Sub per l'Ambiente - Progetto Biodiversità Subacquea del Mediterraneo", 
 
una ricerca che ha la peculiarità di trovare nei cittadini i protagonisti per l'acquisizione dei dati. Il Dott. Stefano Goffredo e i Professori Francesco Zaccanti, Direttore del Dipartimento di Biologia Evoluzionistica Sperimentale e Corrado Piccinetti, Direttore del centro di Biologia Marina e Pesca in Fano, hanno avuto l'idea di suggerire ai sub, come turisti d'eccezione e profondi amanti del mare, di "raccontare" all'Università gli esiti delle loro uscite per compiere un biomonitoraggio, uno studio capace di dipingere un quadro oggettivo dello stato dell'ambiente marino.

Biodiversità. In ecologia con il termine "biodiversità", si intende il numero di specie vegetali e animali presenti in un determinato luogo, regione o ecosistema. Un habitat "naturale, inalterato" ad esempio un bosco, presenta un elevato grado di biodiversità perché in esso vivono molte specie di piante e animali. Al contrario, un ambiente "innaturale, alterato", ad esempio un campo coltivato a grano, presenta un basso grado di biodiversità perché ospita una sola essenza vegetale. Quindi il livello di diversità biologica è indice dello stato dell'ambiente. I monitoraggi sono essenziali per la diagnosi dello stato di salute dell'ambiente e costituiscono il primo passo per qualsiasi intervento di gestione equilibrata delle risorse naturali. Come antiche e preziose opere d'arte naturali, le specie marine presenti nel Mediterraneo devono quindi essere ben catalogate per poter essere protette nel minor tempo possibile e nel migliore dei modi.

Dai dati reperibili nella letteratura scientifica, risulta che in Mediterraneo siano presenti oltre 8500 specie di organismi macroscopici, il 6.3% delle specie marine del pianeta e che una specie su quattro, è rappresentata da endemismi, cioè da specie che vivono esclusivamente in questo mare.

Le fluttuazioni climatiche esercitano un ruolo di primaria importanza nella dinamica della biodiversità. Provocando una omogeneizzazione dei popolamenti naturali, l'alterazione degli habitat assieme all'introduzione di specie esotiche, causano una perdita di biodiversità: in questo meccanismo, mentre le specie endemiche, incapaci di tollerare le alterazioni degli ecosistemi, si estinguono, le specie esotiche, trasportate dall'uomo, espandono la loro distribuzione geografica. Queste colonizzazioni hanno causato intense modificazioni dell'ecosistema costiero, con perdita di ricchezza e di diversità biologica. I mass media, l'opinione pubblica e gli amministratori stanno prendendo coscienza di questo fatto, ma la loro preoccupazione sembra riguardare solo una ristretta cerchia di organismi come, ad esempio, i mammiferi marini e le tartarughe. Poca o nessuna attenzione è rivolta invece alla necessità di proteggere sistematicamente tutte le specie, il solo modo per poter mantenere alta la diversità biologica e quindi la qualità ambientale.

Per determinare la variabilità naturale degli ecosistemi marini ed interpretare gli effettivi cambiamenti nella loro biodiversità è poi essenziale realizzare dei monitoraggi su grande scala, coinvolgenti aree del Mediterraneo, le più vaste possibili. Alcuni studi hanno dimostrato che qualsiasi turista, se correttamente stimolato, coinvolto e formato, può raccogliere dati qualitativamente simili a quelli raccolti da vero un professionista. Non solo, è ormai assodato che la sempre più diffusa "voglia di natura", che da tempo condiziona la scelta stessa delle mete di villeggiatura, può avere un ruolo primario per la diffusione delle inniziative di biomonitoraggio e conservazione degli ambienti naturali. In Italia, in particolare, alcune ricerche precedenti hanno visto i subacquei ricreativi collaborare con successo con l'Università ed è proprio questo che, ha fornito le basi per la pianificazione e lo sviluppo di "Sub per l'Ambiente - Progetto Biodiversità Subacquea del Mediterraneo".

La ricerca dell'Università di Bologna che coinvolge i subacquei italiani e tutti gli appassionati di mare: "Sub per l'Ambiente - Progetto Biodiversità Subacquea del Mediterraneo" .Patrocinato dal Ministero dell'Ambiente, il progetto ha tra i suoi partners sostenitori non solo A.DI.SUB., l'Associazione delle principali agenzie di didattica subacquea presenti in Italia (IDEA, PADI, SNSI e SSI), ma anche ASTOI, l'Associazione dei Tour Operator Italiani e "QUARK", l'illustre testata italiana di divulgazione scientifica con un magazine mensile e un programma televisivo.(...)

La vita subacquea prospera sin dai primi metri sotto il livello del mare, ideato per i subacquei, chiunque faccia un bagno in Mediterraneo può comunque partecipare e, "biologo per un giorno", contribuire attivamente alla realizzazione del progetto. Sono sufficienti una maschera e l'apposita scheda di rilevamento dove poter registrare le informazioni sull'avvistamento di una serie di determinati organismi. Essa può essere richiesta al Dipartimento di Biologia dell'Università di Bologna o nei centri sub affiliati a "Sub per l'Ambiente", in internet è reperibile sul sito del Marine Science Groupwww.marinesciencegroup.org , il gruppo di ricerca che segue il progetto. Una scheda corrisponde ad una singola immersione, una volta compilata, essa deve essere inviata al Dipartimento di Biologia dove uno staff di ricercatori si occupa dell'elaborazione dei dati.

Una precisazione importante: spesso, erroneamente, si crede che più rilevamenti dello stesso punto non siano utili. Assolutamente sbagliato, ogni dato correttamente registrato contribuisce alla riuscita della ricerca.Giunto ormai al suo secondo anno di vita, i risultati ottenuti sino ad oggi fanno davvero ben sperare; tantissimi sub e turisti "di superficie" appassionati di conservazione (...) stanno inviando preziose informazioni: più di 4000 è il numero di schede che sono state registrate nei soli primi otto mesi di ricerca!

Per qualsiasi informazione e per partecipare alla ricerca: Dott. Stefano Goffredo, Dipartimento di Biologia Evoluzionistica Sperimentale dell'Università di Bologna, via F. Selmi 3 - 40126 Bologna.


luglio 2003








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