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Alma Mater
Studiorum
Dipartimento di Biologia Evoluzionistica
Sperimentale
Università degli Studi di Bologna
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Underwater Life
Project
Un Progetto per la Vita
Sottomarina
Sponsorizzato da SSI
Italia
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"Missione Hippocampus Mediterraneo"
RISULTATI FINALI |
Con il Patrocinio del
Ministero dell’Ambiente |
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MISSIONE HIPPOCAMPUS
MEDITERRANEO |
I CAVALLUCCI MARINI (HIPPOCAMPUS),
SENSIBILI ALLE ALTERAZIONI DEGLI HABITAT NATURALI, STANNO SCOMPARENDO. IL
DIPARTIMENTO DI BIOLOGIA DELL’UNIVERSITA' DI BOLOGNA, CON IL PATROCINIO
DEL MINISTERO DELL’AMBIENTE E LA COLLABORAZIONE DI SCUBA SCHOOLS
INTERNATIONAL ITALIA (SSI), SCUBA NITROX SAFETY INTERNATIONAL (SNSI) E
UNDERWATER LIFE PROJECT (ULP) HA COMPIUTO UN CENSIMENTO DEI CAVALLUCCI NEL
MEDITERRANEO |
Stefano Goffredo1, Corrado
Piccinetti2, Francesco Zaccanti1
1 Dipartimento di Biologia Evoluzionistica
Sperimentale Università degli Studi di Bologna Via F. Selmi 3 -
40126 Bologna
2 Laboratorio di Biologia Marina e Pesca di
Fano Università degli Studi di Bologna Viale Adriatico 1/N - 61032
Fano (PS) |
Introduzione
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Gli ippocampi, meglio noti con il nome di
"cavallucci marini" per la loro grazia e forma particolare, sono stati al
centro di miti e leggende fin dai tempi più antichi. Essi sono stati
utilizzati per la preparazione di afrodisiaci, di medicine contro
l’incontinenza e la caduta dei capelli, di pozioni magiche. Oggi sono
ancora pescati per adornare gli acquari domestici, per la medicina
alternativa e per produrre vari oggetti ornamentali. |
Un primo piano di un Hippocampus ramulosus
(foto di Gianni
Neto)
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Due splendidi cavallucci Hippocampus hippocampus (foto di
Gianni Neto)
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I cavallucci, diffusi in tutti i mari
temperati e caldi del mondo, sono presenti in Mediterraneo con due specie
Hippocampus hippocampus e Hippocampus ramulosus.
I cavallucci del nostro mare vivono di
preferenza nelle verdi praterie formate dalla pianta Posidonia
oceanica.
Sono predatori di piccoli crostacei e,
terminata la caccia, spesso si attaccano alle foglie della posidonia
mediante la codina prensile. |
Una peculiarità biologica degli ippocampi riguarda il modo di
riproduzione: è il maschio, infatti, che incuba le uova e che partorisce i
piccoli. In primavera, quando l’acqua inizia a riscaldarsi, i cavallucci
"vanno in amore". Dopo diversi giorni di corteggiamento, durante i quali
le coppie compiono lenti e flessuosi movimenti, gli ippocampi si
accoppiano. La femmina, intrecciando la coda con quella del maschio e
ponendo il ventre a contatto con quello del compagno, emette le uova
mentre il maschio rilascia gli spermatozoi. E fin qui è tutto normale. Le
uova fecondate sono poi raccolte in una borsa incubatrice che il maschio
possiede sul ventre, alla base della coda. Le uova, con un diametro di un
paio di millimetri, aderiscono alle pareti interne della borsa, ricevendo
attraverso di esse le sostanze nutritizie. Dopo circa un mese di
gestazione i maschi partoriscono i piccoli che subito nuotano attivamente,
disperdendosi nelle praterie di posidonia. |
Un
cavalluccio Hippocampus ramulosus mimetizzato tra le alghe (foto di
Gianni Neto)
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Un
cavalluccio Hippocampus ramulosus (foto di Gianni
Neto)
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In ecologia, gli ippocampi sono considerati
dei validi indicatori della qualità ambientale, in quanto sono organismi
stanziali che vivono in habitat in stato di equilibrio naturale. Il
ritrovamento di popolazioni numerose di cavallucci marini è perciò
ritenuto un segnale positivo per
l’ambiente. |
Un
cavalluccio Hippocampus ramulosus nuota nel buio della notte
(foto di Gianni Neto)
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Purtroppo, i cavallucci sono oggi animali in
forte regressione in tutti gli oceani, a tal punto da essere inseriti
nella Lista Rossa degli animali a rischio di estinzione della World
Conservation Union. La pesca per uso ornamentale e farmaceutico e, in
Mediterraneo, l’impoverimento delle praterie di posidonia sono tra le
cause della loro diminuzione
numerica. |
Il Dipartimento di Biologia
Evoluzionistica Sperimentale dell’Università di Bologna, con il Patrocinio
del Ministero dell’Ambiente e la collaborazione delle agenzie di didattica
subacquea Scuba Schools International Italia (SSI) e Scuba Nitrox Safety
International (SNSI) e della associazione ambientalista Underwater Life
Project (ULP) ha avviato nel gennaio del 1999 il progetto triennale
denominato "Missione Hippocampus Mediterraneo" avente lo scopo di
studiare la distribuzione geografica ed ecologica dei cavallucci marini
nei nostri mari. |
Un cavalluccio
Hippocampus ramulosus si riposa
afferrando mediante la codina un verme Sabella spallanzanii, del quale è
visibile parte del ventaglio branchiale. Un paguro fa loro compagnia (foto
di Gianni Neto)
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L’idea è stata quella di utilizzare le
migliaia di immersioni ricreative che i subacquei sportivi compiono ogni
anno in Mediterraneo, allo scopo di effettuare un monitoraggio ambientale.
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Un cavalluccio Hippocampus hippocampus si
nasconde tra le foglie
della pianta
Posidonia oceanica (foto di Gianni
Neto)
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Un cavalluccio Hippocampus hippocampus mimetizzato tra i sassi (foto
di Gianni Neto)
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I subacquei hanno quindi rappresentato gli
operatori di questa ricerca che si è conclusa nel dicembre del 2001.
La presenza o assenza degli ippocampi nella
zona d’immersione è stata registrata su un’apposita scheda di rilevamento,
qui presentata.
Le schede sono state raccolte da Underwater
Life Project che ha registrato le informazioni su fogli elettronici di
calcolo; i ricercatori dell'Università hanno elaborato i dati.
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Le informazioni raccolte potranno essere
utilizzate come punto di partenza per la progettazione d'interventi di
conservazione di questi animali e per la valutazione della qualità
ambientale. |
Un cavalluccio
Hippocampus hippocampus
si riposa tra
le foglie di Halophila
stipulacea (foto di Gianni
Neto)
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Un primo piano di un cavalluccio
Hippocampus
ramulosus (foto di Gianni
Neto)
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Risultati e Discussione
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Nel corso del primo anno sono state registrate
1.814 schede, nel secondo 3.150, nel terzo 3.782 (Figura 1). Questo
costante incremento dello sforzo di rilevamento annuale può essere
attribuito sia all’attività promozionale effettuata nell’ambito delle
fiere EU.DI. Show, in riviste del settore subacqueo e di più ampia
diffusione e in trasmissioni televisive e radiofoniche, sia ad un
crescente interesse dei subacquei a partecipare alla ricerca, visti
risultati ottenuti sin dal primo anno. Il numero totale di schede
compilate, 8746, ha superato del 45.8% il traguardo prefissato di 6.000
schede registrate nell’arco del triennio (Tabella 1; Figura 2). Il numero
di ore d’immersione eseguite dai subacquei ricreativi in tre anni, 6.032
(Tabella 1), corrisponde a 20 anni di lavoro subacqueo di un biologo
professionista e ad una spesa stimata in 1.395.000,00 euro, circa
2.700.000.000 di lire. Questi numeri sottolineano come la subacquea
ricreativa, se appropriatamente sensibilizzata, possa contribuire al
monitoraggio dell’ambiente, non solo da un punto di vista scientifico,
riuscendo a raccogliere in un tempo relativamente breve una considerevole
quantità di dati sugli ambienti marini, ma anche da un punto di vista
economico, contribuendo alle spese della ricerca.
La provenienza regionale dei rilevamenti, pur
apparendo non omogenea, ha coperto nel corso triennio lo 86 % delle
regioni costiere italiane (Figure 3, 5).
L’abbondanza di cavallucci risulta maggiore in
alcune aree dell’Adriatico settentrionale (Friuli-Venezia Giulia e Veneto)
e del Tirreno centro-meridionale (Campania e Calabria) (Figure 4, 5). I
fondali sabbiosi e le praterie di posidonia risultano essere gli ambienti
preferiti da questi pesci (Figura 6). La frequenza di avvistamento di
cavallucci negli ambienti sabbiosi è significativamente superiore a quella
negli ambienti a posidonia. Questo potrebbe derivare da una maggiore
visibilità che questi pesci hanno quando si trovano sulla sabbia rispetto
a quando si trovano nascosti tra le foglie della posidonia. All’aumentare
della profondità l’abbondanza di cavallucci diminuisce in maniera regolare
(Figura 7). Ciò potrebbe essere dovuto alla distribuzione delle praterie
di posidonia che sono limitate alle batimetrie più
superficiali.
Alla luce dei risultati ottenuti dopo tre anni
di ricerca, la collaborazione con la subacquea ricreativa per azioni di
monitoraggio degli ambienti marini è apparsa efficace, in quanto in grado
di mettere in campo numeri molto elevati di operatori sensibili alle
problematiche conoscitive proposte e capaci di raccogliere informazioni
difficilmente reperibili con altre metodiche. La "Missione Hippocampus
Mediterraneo" ha rappresentato il primo monitoraggio ambientale eseguito
dai subacquei sportivi italiani ed è di stimolo alla pianificazione di
analoghi progetti futuri. |
Tabella 1: risultato
generale (aggiornato al 16 gennaio 2002)
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periodo |
1999 + 2000 + 2001 |
numero di schede registrate |
8.746 |
percentuale di schede positive |
8.5 |
numero di ore d'immersione |
6.032 |
numero di cavallucci osservati |
3.063 |
numero di cavallucci per ora d'immersione |
0.508 |
percentuale di Hippocampus hippocampus |
20.4 |
percentuale di Hippocampus ramulosus |
68.4 |
percentuale di Hippocampus non determinati |
11.3 |
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Figura 2 - numero totale di schede registrate,
di ore d'immersione eseguite e di cavallucci osservati nel corso dei tre
anni di ricerca (dati aggiornati al 16 gennaio 2002) |
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Distribuzione
geografica dei rilevamenti
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DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA
DELL'ABBONDANZA DI CAVALLUCCI
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Distribuzione geografica dei
rilevamenti e dell'abbondanza di cavallucci
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